venerdì 19 aprile 2024

VF 18 aprile 2024 - Santhià

A mezzogiorno siamo già a Santhià, meta programmata di queste prime 7 tappe della via Francigena in Italia. Santhià non è la contrazione di Santia-go e Roma è lontana, c'è di mezzo tutta la pianura Padana, lo scavalcamento dell'appennino emiliano fino a Sarzana e da lì il bellissimo tratto toscano e laziale che conosciamo molto bene. Sembra di lasciare le cose a metà, ma non è così.

Cosa mi porto a casa da questi giorni? Cose semplici. Ho provato a ringraziare Dio - certo come chi balbetta le prime parole - ma l'ho fatto dicendolo ai sassi, al vento, ai cani (veramente con qualche "vaffa" quando abbaiavano improvvisamente a 50 cm. di distanza), agli insetti (ad eccezione del moscerino che mi è andato di traverso nella trachea facendomi tossire compulsivamente per 15 minuti), ai fiori così piccoli che in genere neanche vedo.
Mi ha appagato profondamente buttare un piede davanti all'altro, sentire il rumore delle bacchette (secco nell'asfalto, morbido nello sterrato, muto nei prati) e immaginare che fossero un metronomo sul ritmo di cinque quarti in un andamento sincopato. Ho alternato nello stesso giorno momenti di stanchezza durante i quali mi ripetevo che ho già passato settanta anni, con altri di grande spinta ed rinnovata energia soprattutto quando una bellezza o un incontro ri-accendeva l'entusiasmo.
Grazie, al mio compagno di cammino col quale condividiamo questa passione, con lo stupore di bambini ormai un po' avanti nell'età.
L'appuntamento è per fine maggio, da Oporto a Santiago.

Concludo questo diario volante con una preghiera tratta, molto liberamente, dal libro "Quasi una preghiera" di Adriana Zarri:
Vorrei pregati o Dio per questo mondo di terra, di cielo, di acque, di piante, di animali. Tu ce lo hai preparato e ce l'hai consegnato.
È la nostra casa e non il nostro esilio come, a volte, ci hanno fatto credere.
Insegnaci ad ascoltare i suoni, i rumori e i mormorii del mondo e anche i silenzi, così da imparare ad ascoltare la tua voce, più sottile di un soffio, più vicina di un alito.
Questo nostro mondo, fallo risorgere tutto, così come è. Senza guerre e senza malizia sarà "cieli nuovi e terre nuove".

VF 17 aprile 2024 - Roppolo

Ivrea - Roppolo significa arrivare sul lago di Viverone. La tappa se ne va via così, aspettando di vedere l'azzurro dell'acqua, che comunque è il colore del giorno perché la bufera di vento ha lasciato il cielo terso e profondo insieme a un deciso abbassamento della temperatura!

Si lascia Ivrea con un pizzico di delusione. Alle 18:30 il duomo era già chiuso e sbarrato. Ogni giorno si ripete la stessa storia: chiese sigillate o, se aperte (pochissime), nessun aiuto per una catechesi sul cammino.

In queste sere sto rileggendo "Resisti, cuore" (D'Avenia). Mi chiedevo se il viaggio di un pellegrino sul cammino è un ritorno a "Itaca" come quello di Ulisse. Mi sono risposto che sì, lo è.
Si va verso una "casa" che non ci vede arrivare come guerrieri trionfatori ma naufraghi Salvati dai nostri limiti, abitati dalla nostra irrisolvibile "finitezza".
Non immortali come divinità, ma immortali perché rinati definitivamente.

VF 16 aprile 2024 - Ivrea

Subito Piemonte e subito in salita su roccette, fino a raggiungere il sentiero dei vigneti. Termine più che appropriato perché per quasi tutta la mattina si passa accanto ai filati. Chissà che spettacolo deve essere a settembre quando i grappoli saranno maturi e chissà se i pellegrini fanno un po' di self-service non autorizzato...

La parola del giorno è VENTO!
Soffia alle nostre spalle (grazie vento) ma con raffiche che superano i 60 km/ora e fanno scivolare d'addosso temperatura e pensieri. Io, nonostante il sole, mi devo coprire, ho un po' di tracheite.
Il percorso è molto vario e alterna salite e discese su sentieri disegnati su grandi pietroni, parti pianeggianti che attraversano prati dove l'erba alta, spinta dal vento, simula e si illude di essere un mare in tempesta, e boschi dove, ancora, il vento agita le cime e rumoreggia coprendo ogni altro suono della natura.
Lindsay viene dalla Nuova Zelanda ed è pensionato. È letteralmente l'unico pellegrino che abbiamo incrociato in questi giorni. Conosciuto a Chatillon, poi rincontrato ieri e oggi ci siamo incrociati più e più volte percorrendo poi insieme gli ultimi 6/7 km. Aveva anche preso involontariamente una variante che gli ha allungato il tragitto. Era veramente stanco.
Così con lui abbiamo potuto rivivere una delle regole principali dei cammini. Ogni pellegrino ha il suo passo. Ci si incontra, più volte, in un buffo avanti-io avanti-tu, perché ognuno ha bisogno di riposare in momenti diversi e perché diverso è il ritmo. Occorre rispettare queste differenze e non forzare l'altro a rallentare o accelerare. Poi viene da sé il momento in cui ci si sincronizza e si va insieme e si condivide qualcosa.
C'è qualcosa di "sinodale" in tutto questo.

VF 15 aprile 2024 - Pont San Martin

Da Issogne a Pont San Martin. Stavolta poco più di una passeggiata di 14 km trascorsa in parte camminando a fianco della Dora Baltea, in parte col naso all'insù per ammirare l'imponenza del castello di Bard, prima avvistato in lontananza e poi incombente, mentre si attraversa il paesino di Bard.

I vigneti sono un monumento alla tenacia dei valdostani, curati e at-terrazzati alle pareti scoscese.

Come tutte le mattine, ai primi passi della giornata recitiamo: "Padre nostro che sei nei cammini, venga a noi il tuo respiro..."
Per qualche passo al ritmo dei bastoncini, tic-tac, tic-tac-tic, posso indugiare con la mente e chiedermi: Cos'è il respiro del Padre?
Non solo il respiro è qualcosa di indispensabile, non solo è il primo e ultimo atto di vita.
Sentire un respiro vuol dire avere qualcuno vicino, molto vicino da sentire l'alito. Come quello di un padre o di una madre, di un amato o una amata. Il respiro è un soffio.
Lo Spirito Santo è il respiro di Dio.
"La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Genesi 1,1-2).

VF 14 aprile Issogne

Saint Vincent, vista dall'alto del nostro percorso, scorre via nel dimenticatoio velocemente. La vera tappa comincia quando i nostri passi ci conducono attraverso boschi un po' selvaggi, quando i tronchi sradicati ci costringono a passarci sotto, sopra o di lato, quando si raggiungono gruppi di case abbandonate con i tetti sfondati o graziosi borghetti ristrutturati dove, immancabilmente, tutti i cani protestano rumorosamente per il nostro passaggio.

Poi, la valle della Dora Baltea si restringe così tanto da sembrare invalicabile e, per evitare la statale, la Francigena si inerpica in pendii scoscesi; qui e là i resti dell'antica via romana che conduceva alle Gallie testimonia la storia secolare. Finché, improvvisamente, l'orizzonte si allaga di nuovo e uno stretto sentiero pietroso precipita rapidamente fino al fondo valle, prima di Verrès.

Ci sono due tipi di edicole mariane che si incontrano ogni giorno: quelle essenziali con una semplice statuetta, un affresco sbiadito, un fiore, e poi quelle sovraccariche di s-traboccanti immaginette con improbabili madonne e statuette fluorescenti di varie dimensioni, tutte insieme disordinatamente, come a rubarsi il posto in prima fila.

Qualche volta guardando il percorso mi viene voglia di fare qualche deviazione per evitare una difficoltà. E, quasi regolarmente risulta impossibile evitarla o l'alternativa è peggiore. Quante volte me lo hanno detto: le difficoltà le devi affrontare, passarci dentro, accettare che fanno parte del cammino. Già! Come nella vita!

VF 13 aprile 2024 - Chatillon

 Undici ore sulla strada per riuscire a coprire i 28 km di saliscendi fra Aosta e Chatillon. Le ultime ore solo grazie alla forza di volontà. Lo avevamo previsto e così è stato.

Dalla mezza costa della valle di Aosta, in alto, sfilano due mongolfiere e qualche aereo turistico, vari castelli: Quart, Nus, Fénis lontano sull'altra sponda della Dora, ed altri meno noti. Il fiume serpeggia da una parte all'altra delle due sponde di monti, un po' rallentando e un po' accelerando. Tanti vigneti con un futuro ancora lontano, giochi di movimento di acqua che bagna i campi verdi.

Due sole le chiese aperte. In quella di Sant'Ilario, a Nus, una scritta "mediator dei et hominus" mi lascia uno spunto su cui lavorare per po' e meditare sul senso di Gesù mediatore. Del perché non possiamo farne a meno. Un mediatore che poi, non è solo un mediatore, perché lui stesso è Dio.
Quando ci fermiamo nella chiesa di Diemoz (ancora grazie), non ci sono più energie, l'unica preghiera che esce è "mi fermo un po' qui, mi riposo da te".

VF 12 aprile 2024 - Aosta

La tappa di oggi è stata pura gioia!

Una breve tappa di 14 km per perdere oltre 600 mt. di altitudine.
Una colazione prolungata da una piacevole chiacchierata con il nostro host parlando di sport, religione e musica.
Il sentiero prima di precipitare a Gignod si snoda a fianco del Ru Neuf, un antico canale di irrigazione che ci accompagna fra momenti di scorrimento silenzioso, altri con mormorii di acqua vivace e altri ancora di incroci con ruscelli impetuosi. Gli occhi non sanno dove posarsi: se sui lontani paesi della valle, dove immancabile svetta un campanile o sulle creste innevate che risaltano sul blu elettrico del cielo, o se fermarsi sui giochi di luce fra i rami delle conifere o ancora indugiare sulle gemme degli alberi o finalmente chinarsi sui fiori gialli, bianchi, fucsia che tappezzano i prati.
Si incrocia una grotta con una statua di Maria con Gesù adolescente; sono entrambi grondanti di acqua che scorre dalle fessure del terreno: "Je te salue" Marie.

A Ginod la chiesa è aperta! Grazie signor parroco che ci dai la possibilità di entrare e di timbrare la credenziale. Possiamo ricordarci che siamo in cammino verso Colui che abita quel tabernacolo, così come abita l'angolo che abbiamo esplorato oggi, con tutte le cose inanimate che abbiamo visto, le piante che hanno fretta di maturare, le cornacchie stonate, gli asini curiosi, le lucertole paurose, il fango che abbiamo superato. Grazie!

VF - 11 Aprile 2024 - Echevennoz

Quella di oggi non si può definire una tappa. Due treni e due bus per raggiungere Saint Oyen, sotto al Gran San Bernardo ancora ricoperto da un abbondante mantello bianco che luccica al sole. Poi una piacevole passeggiata di circa 6 km per raggiungere il primo posto tappa a Echevennoz. 

Pensavo che qui, a 1300/1200 mt. s.l.m., la primavera stentasse ancora, invece, gli alberi sono carichi di foglie e molti sono già in fiore. Un adesivo ci ricorda che siamo sulla via per Roma ma anche verso Gerusalemme. Alle spalle una cappella con Crocifisso ricorda, a chi vuole, che Qualcuno quella strada per Gerusalemme l'ha già interamente percorsa.

A Etroubles un negozio espone delle formelle; ne ho fotografate due: "alloggiare i pellegrini" e "sfamare gli affamati", ricordando recenti fratelli e sorelle in difficoltà con la vita.

VF 10 Aprile 2024 - Genova

Domani si parte verso Etroubles, qualche chilometro sotto al Gran San Bernardo, alla volta di Santhià, per circa 140km. Sono le prime 7 tappe italiane della via Francigena. 

Scalpito dalla voglia di indossare lo zaino e muovere i piedi, nello stesso tempo sono irrequieto e anche curioso per l'esperienza e le sorprese che verranno. Ho una gran voglia di silenzio interiore, di lasciare correre i pensieri senza dover progettare, cercare, organizzare, controllare, mediare ... 

C'è uno Spirito che aleggia lungo i Cammini, che io possa cogliere qualche suo alito vitale. Questa la mia preghiera di oggi.